Un'esplorazione filosofica sul rapporto tra tempo, storia e linguaggio nella cultura occidentale. Giorgio Agamben analizza come questi concetti si influenzino reciprocamente, modellando la nostra comprensione del mondo e del nostro posto in esso.
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"La lingua che resta: tempo, storia, linguaggio" di Giorgio Agamben, pubblicato da Giulio Einaudi editore, è un'opera che esplora l'intricato rapporto tra tempo, storia e linguaggio nella cultura occidentale. Agamben, con la sua profonda erudizione e il suo stile filosofico penetrante, ci guida in un viaggio attraverso concetti fondamentali, svelandone le connessioni nascoste e le implicazioni profonde.
Il libro si propone di sciogliere il nodo che lega indissolubilmente tempo, lingua e storia, un nodo che sembra stringersi sempre più nella nostra epoca. Agamben analizza come questi tre concetti si influenzino reciprocamente, modellando la nostra comprensione del mondo e del nostro posto in esso.
L'autore sottolinea l'importanza cruciale della cronologia, che non è una semplice convenzione neutrale, ma il punto di ingresso della teologia nella storia. Attraverso la cronologia, il sacro si insinua nel profano, influenzando la nostra percezione del tempo e degli eventi.
Agamben esplora il legame tra storia ed escatologia, in particolare nella dottrina dell'Anticristo. L'Anticristo rappresenta la negazione della storia, la sua fine, e incarna la paura della distruzione e del caos. Questa figura ci invita a riflettere sul significato ultimo della storia e sul nostro destino.
Un altro tema affascinante affrontato nel libro è la percezione del tempo nei momenti estremi, come in punto di morte. Agamben descrive la vertiginosa abbreviazione del tempo che si verifica quando i morenti vedono sfilare davanti ai loro occhi tutta la loro vita. Questo fenomeno ci interroga sulla natura del tempo e sulla sua relazione con la coscienza.
L'autore si sofferma sul concetto di "mundus" nelle città romane, l'apertura che collegava il passato e il presente, il mondo dei vivi e quello dei morti. Il mundus simboleggia la continuità tra le generazioni e la nostra connessione con le radici del passato.
Agamben distingue tra Chronos, il tempo che divora i suoi figli, e Kairos, l'istante dell'occasione unica e irripetibile. Chronos è il tempo lineare e inesorabile, mentre Kairos è il tempo della possibilità, del momento propizio che va colto al volo.
Citando Hannah Arendt, Agamben afferma che, quando tutto sembra aver perso il suo significato, ciò che rimane e ci accompagna è la lingua. Ma che cos'è una lingua come resto? La lingua è la testimonianza della nostra storia, la custode della nostra identità, il veicolo del nostro pensiero.
"La lingua che resta: tempo, storia, linguaggio" è un'opera stimolante che invita il lettore a riflettere sulle questioni fondamentali dell'esistenza umana. Un libro che arricchisce la nostra comprensione del mondo e ci spinge a interrogarci sul significato del tempo, della storia e del linguaggio.
| Titolo | La lingua che resta il tempo, la storia, il linguaggio |
| Autore | Giorgio Agamben |
| Editore | Giulio Einaudi editore s.p.a. |
| Data di pubblicazione | 2024 |
| Lingua | Italiano |
| ISBN-13 | 9788806265540 |
| ISBN-10 | 8806265547 |
| Formato | Stampa |
| Pagine | 150 |
| Dimensioni | viii, 150 pages : illustrations ; 21 cm |
| Soggetti | History, Social History, Philosophy, Language |